venerdì 15 aprile 2016

Un "SI" per un futuro sostenibile di Luca Boccalatte


Gli Attivisti del MeetUp "il Grillo di Castelbuono vogliono condividere il pensiero dell'attivista Luca Boccalatte che ha stilato dei punti di vista oggettivi e a tratti tecnici ma molto utili a farsi un idea sull'importanza del Referendum del 17 Aprile 2016.  

Buona lettura e buon voto


MeetUp il Grillo di Castelbuono





1. La SITUAZIONE su GAIA e l’imprescindibile onestà intellettuale

Secondo l’”IPOTESI GAIA” (dal nome dell’omonima divinità greca, significa “Pianeta Vivente”), teoria olistica elaborata da James Lovelok nel 1979:
gli OCEANI, i MARI, l’ATMOSFERA, la CROSTA TERRESTE e tutte le altre componenti GEOFISICHE del pianeta Terra, si MANTENGONO IN CONDIZIONI IDONEE ALLA PRESENZA DELLA VITA SULLA TERRA PROPRIO GRAZIE AL COMPORTAMENTO E ALL’AZIONE DEGLI ORGANISMI VIVENTI (ANIMALI E VEGETALI).

L’insieme di tutti gli organismi viventi determinerebbe un “setting” di alcuni parametri fondamentali per la vita, quali:
  • TEMPERATURA
  • STATO DI OSSIDAZIONE
  • ACIDITA’
  • SALINITA’
  • ALTRI PARAM. FISICO-CHIMICI DI BASE
Che in si mantengono a VALORI COSTANTI (OMEOSTASI) proprio grazie al “feedback” autonomo e inconsapevole degli esseri viventi che il pianeta ospita.
Vi sarebbe dunque un fondamentale STATO DI EQUILIBRIO, dei valori assunti da questo insieme di parametri, alla base della VITA SULLA TERRA.

Purtroppo un fattore certamente “perturbante” di tale equilibri è rappresentato da:
  • EFFETTI DELLE ATTIVITA’ DELL’UOMO
  • AMBIENTE COSTRUITO DALL’UOMO

Elementi “antropici” dunque, che non fanno parte di Gaia, ma INTERAGISCONO FORTEMENTE CON ESSA, MODIFICANDO I FATTORI LIMITANTI CHE STABILISCONO I LIMITI INFERIORI E SUPERIORI DELLA VITA (temperatura, composti chimici ecc.).
Come si vede, l’inquinamento di origine antropico di GAIA non sarà mai un problema per il PIANETA, ma lo sarà per la VITA SULLA TERRA, ANCHE QUELLA DELL’UOMO.

Perché dire tutto ciò? Perché ora siamo di fronte ad un problema: GAIA HA LA FEBBRE!
Ormai non ci cono più ambientalisti scettici: SIAMO DI FRONTE AD UN CAMBIAMENTO CLIMATICO PLANETARIO INDOTTO DALLE NOSTRE ATTIVITA’.



Per essere obiettivi è sempre importante indagare le relazioni tra EFFETTO e CAUSA.
Quando si tratta di fenomeni complessi (va ricordato che l’Anidride Carbonica non è il solo gas climalterante ad effetto serra, vi è anche il Metano e molti altri), la causa QUASI MAI E’ UNA SOLA, ma vi sono PIU’ CAUSE che concorrono all’effetto osservato (concause).

Nell’era dell’inganno e della manipolazione dell’informazione destinata alle masse, si tende qualche volta a puntare il dito contro una CAUSA MINORE, perché quella MAGGIORE a volte è troppo “scomoda da affrontare”.
Secondo alcuni studi, l’APPORTO COMPLESSIVO al cambiamento climatico (emissione gas serra) da parte delle ATTIVITA’ UMANE vedrebbe un RUOLO PREDOMINANTE da parte degli ALLEVAMENTI INTENSIVI DI ANIMALI.



Esistono studiosi che affermano che SE ANCHE NOI SMETTESSIMO IMMEDIATAMENTE DI UTILIZZARE COMBUSTIBILI FOSSILI nelle nostre attività, quasi certamente NON RIUSCIREMO A CONTENERE L’AUMENTO DELLA TEMPERATURA MEDIA MONDIALE AL DI SOTTO DEI 2°C vedasi accordo Parigi 2015 (Uno dei punti dell’accordo: il rialzo della temperatura – rispetto ai valori dell’era preindustriale, va contenuto ben al di sotto dei 2°, sforzandosi di fermarsi a +1,5°. Per centrare questo obiettivo le emissioni devono smettere di crescere subito e iniziare a calare dal 2020), SENZA INTERVENIRE SIGNIFICATIVAMENTE ANCHE SULLA NOSTRA DIETA (degli abitanti dei Paesi Occidentali), in particolare SUL NOSTRO CONSUMO DI CARNE, con particolare riferimento a quella proveniente da ALLEVAMENTI INTENSIVI.

Questo argomento, che merita una trattazione separata, è importante in un contesto come quello delle nostro territorio, nel quale si sta lavorando per un PIANO DEL CIBO DELLE MADONIE, e alla definizione di una strategia di valorizzazione di una FILIERA DELLE CARNI MADONITA che si caratterizza, invece, proprio per un ALTO LIVELLO DI SOSTENIBILITA’.


Ciò detto resta il fatto che, comunque, L’IMPIEGO DEI COMBUSTIBILI FOSSILI (peraltro secondo molti studi ormai IN VIA DI ESAURIMENTO) RIMANE TRA LE CAUSE PRINCIPALI DELL’EMISSIONE DI GAS SERRA.


GAIA è una palla costituita da una massa rovente e liquida ricoperta da un crosta di spessore pari all’1,1% dello spessore complessivo (70Km spessore crosta, 6.380Km al Nucleo Terrestre).
Una specie di arancina che ruota attorno al sole.
Nell’ambito di questo sottile strato solido, sono rimaste intrappolate antichissime foreste che per effetto del tempo, delle pressioni e delle temperature hanno visto trasformarsi le enormi masse di Carbonio Organico di cui erano fatte, dando origine a GIACIMENTI DI CARRBONIO FOSSILE (carbone, pertrolio, gas naturale, ecc.).
GAIA aveva raggiunto un suo equilibrio, una sua OMEOSTASI favorevole alla vita, che partiva dall’assunto che ormai quel carbonio fosse intrappolato per sempre al di sotto della superficie terrestre (o comunque che non venisse riportato alla luce e trasformato in CO2 ai ritmi attuali).

Estrarre ed utilizzare questo carbonio fossile, con questi ritmi, determina lo sprigionarsi di una quantità enorme di CO2 che GAIA non è più in grado di “metabolizzare”, tanto più che l’uomo agendo anche attraverso LA DEFORESTAZIONE, limita fortemente la capacità di GAIA di “fissare la CO2” facendo fare al Carbonio “la strada inversa” (da CO2 a Carbonio Organico).
NON ABBIAMO DUNQUE SCELTA: PER FARE TUTTO CIO’ CHE E’ IN NOSTRO POTERE PER FERMARE LA FEBBRE DI GAIA, DOBBIAMO NECESSARIAMENTE SMETTERE DI ESTRARRE ED UTILIZZARE I COMBUSTIBILI FOSSILI.
Per non parlare dell’unico atteggiamento veramente lungimirante, quello dettato dal fatto che essi, comunque, prima o poi finiranno o stanno già esaurendosi (non si spiegherebbe altrimenti il fatto che ad Abu Dhabi negli Emirati Arabi Uniti, in uno dei paesi maggiori produttori di petrolio al mondo sia nata la città di Masdar http://www.masdar.ae/en/masdar-city/live-work-play).


A questo punto l’obiezione classica è “SI MA, SERVE UN MODELLO ALTERNATIVO”.
Propongo la lettura del documento allegato “E COSI’ NACQUE IN SPAGNA L’ELEFANTE BIANCO”, che parla della storia dell’isola di El Hierro, nell’arcipelago delle Canarie.
E come rispondiamo in Sicilia a questo genere di iniziative? A FAVIGNANA, TRA CALA AZZURRA E IL BUE MARINO LA REGIONE STA PER COSTRUIRE UNA NUOVA CENTRALE A CARBONE, “GARANTENDO” AD UNA DELLE PIU’ BELLE PERLE DEL MEDITERRANEO UN FUTURO FATTO DIALTRI 30 ANNI DI BETTOLINA.




2. IL REFERENDUM considerazioni “tecniche” e di merito

Il quesito è molto semplice e la sua “genesi” può essere così ricostruita:

  • SITUAZIONE PRIMA DELLO “SBLOCCA ITALIA”: per legge, entro le 12 miglia marine (22,2 Km) delle acque territoriali italiane NON SI POSSONO AUTORIZZARE NUOVE TRIVELLAZIONI, pertanto le concessioni presenti dureranno FINO ALLA NATURALE SCADENZA e poi non si potranno più rinnovare né se ne potranno concedere di nuove;
  • Al termine delle concessioni per gli impianti ad oggi esistenti entro le 12 miglia, le compagnie beneficiarie della concessione DOVRANNO SMANTELLARE A LORO SPESE le piattaforme.

Intervengono le previsioni dello “SBLOCCA ITALIA” che, semplificando, recitano:

GLI IMPIANTI ATTIVI ENTRO LE 12 MIGLIA MARINE POTRANNO CONTINUARE LA LORO ATTIVITA’ ESTRATTIVA ANCHE DOPO LA NATURALE SCADENZA DELLA CONCESSIONE, E FINO A QUANDO IL GIACIMENTO NON SARA’ ESAURITO”.

Rischio: pur di non sobbarcarsi i notevoli costi dello smaltimento, le compagnie potrebbero continuare a mantenere in funzione gli impianti anche in presenza di produzioni irrisorie (perché gli costerebbe meno mantenere attive piattaforme spesso totalmente automatizzate, senza un solo addetto a bordo, piuttosto che smantellarle).

Da qui il quesito referendario (ABROGATIVO: SI VOTA SI PER DIRE NO ALLA PREVISIONE DELLO SBLOCCA ITALIA), in linguaggio semplificato:

volete voi che, quando scadranno le concessioni, vengano fermati gli impianti in attività nelle acque territoriali italiane, anche se il giacimento non è ancora esaurito?”
(il Referendum non riguarda le attività estrattive in terraferma, né riguarda quelle in mare a una distanza superiore alle 12 miglia, ovvero in acque internazionali)


Esaminiamo le principali obiezioni che i sostenitori del NO, o gli indecisi, muovono a chi chiede di votare SI.
  1. ma GIA’ CHE CI SONO, non vale la pena lasciare che tirino fuori tutto quello che c’è ancora da estrarre?
RISP: dopo che saranno stati estratti quei combustibili saranno avviati principalmente all’estero, lasciando sul territorio royalties bassissime (le più basse d’Europa) e poi saranno utilizzati e produrranno gas serra. Ciascuno di noi ANDANDO A VOTARE, decida se vuole continuare a perseguire la strada di una produzione energetica INQUINANTE, PERICOLOSA, NON RINNOVABILE o dare il messaggio che dobbiamo strare al passo con gli altri paesi che si stanno INNOVANDO, che investono sulle RINNOVABILI, e dicono definitivamente ADDIO ai COMB.LI FOSSILI.

  1. se non li esauriamo “noi” (abbiamo già detto dove finisce ciò che le compagnie straniere estraggono, ecco perché il virgolettato) quei giacimenti, lo faranno altri con altre “cannucce” infilate, sullo stesso giacimento, magari da acque territoriali croate o libiche!
RISP: corrisponde un po’ alla logica “se non lo rubo io lo ruba qualcun altro”. Comunque: non esiste il minimo dubbio che vada fatta una messa al bando internazionale per la CHIUSURA DEFINITIVA ED IMMEDIATA DI TUTTE LE TRIVELLE NEL MAR MEDITERRANEO. Perché se sono pericolose ovunque, figuriamoci in un mare chiuso, con scarsa rigenerazione, che sta già soffrendo per l’inquinamento, per l’innalzamento della temperatura ecc.
Questa, guarda caso, è la posizione che sta assumendo la Francia dopo che qualche giorno fa, per un incidente ad una conduttura della Total, sono state riversate nella Loira 380mila litri di greggio.

  1. Con la cessazione di quegli impianti si perderanno dei posti di lavoro!
RISP: Intanto, se non fosse intervenuto lo Sblocca Italia (o se vincerà il SI) la cessazione di quegli impianti sarebbe rimasta (o tornerà ad essere) LA SCADENZA NATURALE DELLE CONCESSIONI. Per cui è normale ritenere che le compagnie avessero comunque predisposto un “piano di riposizionamento” del proprio personale. Dopodichè anche per lo smantellamento si creeranno posti di lavoro (una volta tanto pagati dalle stesse compagnie che, per tutta la durata della concessione, hanno fatto utili grazie ad una risorsa nostra, a fronte delle royalties più basse d’Europa).

LA TUTELA DEI LIVELLI OCCUPAZIONALI E’ SEMPRE UNA PRIORITA’ ASSOLUTA E LO E’ ANCORA DI PIU’ IN UNA CONGIUNTURA ECONOMICA NEGATIVA.
MA E’ RESPONSABILITA’ DI CI GOVERNA PRENDERE ATTO ANCHE DELLA INSOSTENIBILITA’ DI UN SISTEMA E ORIENTARE, DI CONSEGUENZA, LA STRATEGIA DI SVILUPPO DI UNA NAZIONE VERSO LA RICONVERSIONE DELLE PROFESSIONALITA’ “A RISCHIO”, CHE NON E’ MAI SEMPLICE, VELOCE E INDOLORE.
SERVE AVERE IL CORAGGIO DI UNA VISIONE DI FUTURO, MA I DATI OGGETTIVI NECESSARI AD ORIENTARE LE SCELTE CHE CHI CI GOVERNA DEVE FARE (SE E’ UN VERO LEADER POLITICO), CI SONO:



3. IL REFERENDUM considerazioni di impatto ambientale

I sostenitori del NO affermano che “IN ITALIA NON POTREBBE VERIFICARSI UN DISASTRO COME QUELLO TERRIBILMENTE INQUINANTE DEL GOLFO DEL MESSICO” (11 morti, 550mila tonnellate di greggio in mare pari a 780 milioni di litri, danni ancora oggi difficili da quantificare, si veda in allegato l’articolo tratto dal sito ENEA), MA NON LO ESCLUDONO.
Insomma ci dicono che il rischio di un incidente esiste ma è molto piccolo (NESSUNO PUO’ DI FATTO ESCLUDERE UN INCIDENTE AD UNA PIATTAFORMA OFFSHORE).

Non dobbiamo farci trarre in inganno: basta possedere rudimenti di Protezione Civile per sapere che LA PROBABILITA’ CHE UN CERTO EVENTO AVVERSO ACCADA è connessa alla PERICOLOSITA’, NON AL RISCHIO.
IL RISCHIO IN REALTA’ si ottiene mettendo in relazione (MOLTIPLICANDO) una data PERICOLOSITA’ di un EVENTO con l’ENTITA’ DEGLI ESPOSTI (cioè la quantità e il tipo di “BENI” che potrebbero essere interessati negativamente dal verificarsi di quell’evento).

Un esempio: due frane del tutto identiche, con la STESSA PERICOLOSITA’ (valutata come PROBABILITA’ di uno scivolamento a valle in caso di forti piogge).
La prima “minaccia” un centro abitato, la seconda una zona deserta.
La PERICOLOSITA’ E’ LA STESSA, ma il RISCHIO E’ ENORMEMENTE DIVERSO.

Siamo in un mare chiuso, in Italia e nel Mediterraneo abbiamo ENORMI E POTENZIALMENTE INESAURIBILI GIACIMENTI NATURALI e CULTURALI (agricoltura, turismo, enogastronomia, tipicità, biodiversità, patrimoni immateriali, ecc. ecc.) SUI QUALI POSSIAMO E DOBBIAMO COSTRUIRE IL NOSTRO FUTURO:
ebbene, GLI “ESPOSTI” IN CASO DI INCIDENTE SONO ENORMEMENTE GRANDI, da poterci permettere anche una PICCOLA PROBABILITA’ CHE L’INCIDENTE ACCADA.


LA PROVOCAZIONE: che ne dite se per una volta in Italia non aspettassimo un disastro per prendere la decisione giusta?
Naturalmente mantenendo “accesa”, anche dopo la vittoria del SI, la consapevolezza che occorre una messa al bando completa delle Trivelle in TUTTO IL MEDITERRANEO.


4. IL REFERENDUM considerazioni di natura politica

Governo Renzi, SE NON VISIONARI, almeno persone COERENTI!
LA FIRMA DELL’ACCORDO DI PARIGI IMPLICA LA NECESSITA’ DI SCELTE COERENTI CHE SE ANCHE NON POSSONO (o non vogliono) PREVEDERE L’IMMEDIATO STARVOLGIMENTO DELLA SRTATEGIA ENERGETICA NAZIONALE, devono almeno FARCI PERCEPIRE CHE SI STA AVVIANDO LA NECESSARIA TRANSIZIONE.

Tanto più che non si tratta di trovare il coraggio di un cambiamento, bensì di MANTENERE UNO STATUS QUO REGOLAMENTARE “EX ANTE” (e quindi rispettare il potere legislativo che ci aveva condotto a quella norma) CHE GIA’ PREVEDEVA LA CHIUSURA DI QUEGLI IMPIANTI A FINE CONCESSIONE E L’IMPOSSIBILITA’ DI AUTORIZZARNE ALTRI.

Un esponente del partito di governo in una trasmissione televisiva ha detto che “NON POSSIAMO CARICARE IL REFERENDUM DI SIGNIFICATI CHE NON HA”.

Non è mia intenzione parlare male in questo contesto (in cui il focus è su un bene comune, per definizione TRASVERSALE, che non va strumentalizzato) di una forza politica AVVERSARIA rispetto a quella che sostengo: mi prendo però la libertà di CRITICARE le ISTITUZIONI che ci governano, perché esse SONO DI TUTTI.

Il Governo è palesemente coinvolto nello scandalo di “TRIVELLOPOLI”.
Prima ha tentato di far inserire alle quattro di notte un emendamento spudoratamente a favore delle compagnie petrolifere e delle lobby che le sostengono, per non parlare dei fidanzati di Ministri della Repubblica.
Scoperto da un parlamentare del M5S l’emendamento è stato ritirato e successivamente ripresentato all’interno della Legge di Stabilità a firma del Ministro M. Elena Boschi, e approvato per imposizione della fiducia.

La reazione del Presidente del Consiglio incredibilmente è simile a quella a suo tempo utilizzata da Silvio Berlusconi (fortemente attaccato anche per questo dal PD): “serve una nuova legge: basta alle intercettazioni”. Atteggiamento che puoi permetterti, eventualmente, solo quando non sei appena stato colto con le mani nella marmellata.

Il Governo (nel tentativo di ostacolare il raggiungimento del quorum) non concede l’accorpamento del Referendum con le prossime elezioni amministrative di maggio, causando così l’inutile esborso di 300 milioni di euro di soldi pubblici, con i quali si sarebbero potute realizzare alcune misure certamente più urgenti e utili per la collettività.

Che dire della decisione da parte del Ministero dell’Interno di inviare ai Sindaci e ai Consigli Comunali una missiva, richiamando un articolo di legge del 2000, in cui si impone a chi copre ruoli istituzionali il divieto di parlare del Referendum nei Consigli Comunali?

Che dire del silenzio assordante del Quirinale sugli ultimi scandali che hanno coinvolto il Governo Renzi?
Tutte constatazioni che spingono alla CONSAPEVOLEZZA CHE LA DEMOCRAZIA IN ITALIA SIA SOSTANZIALMENTE SOTTO ASSEDIO.

E’ del tutto inaccettabile che l’esecutivo e i membri del partito che lo esprime, ci spingano ad astenerci dal manifestare un opinione di merito sull’operato di chi ci governa.

In fondo il Referendum è l’unico strumento con il quale al popolo viene garantita la possibilità di essere protagonista di un momento di DEMOCRAZIA DIRETTA.
5. La “STAGIONE DEI COMITATI” non deve finire

Stiamo forse vivendo una “nuova primavera” in termini di Cittadinanza Attiva e di attaccamento ai Beni Comuni.
Questa stagione non può e non deve chiudersi con l’esperienza referendaria sulle TRIVELLE, perché LE ENERGIE MOBILITATE vanno mantenute ATTIVE per combattere, non troppo lontano nel prossimo futuro, Le scellerate previsioni dello “Sblocca Italia” su un altro fronte: QUELLO DELL’INCENERIMENTO DEI RIFIUTI.

Le previsioni di costruire in Sicilia un certo numero di INCENERITORI sono in totale e netto contrasto con le recenti direttive europee in tema di ECONOMIA CIRCOLARE.

Prepariamoci dunque a contrastare sia l’INCENERIMENTO DIRETTO dei rifiuti, sia la TRASFORMAZIONE (con DISCUTIBILI e PARZIALI trattamenti meccanici e biologici che NON SONO FINALIZZATI all’ulteriore recupero di MATERIA) dei rifiuti in COMBUSTIBILE SOLIDO SECONDARIO (CSS) da impiegare in Centrali Termiche riconvertite o nei Cementifici (con un grave peggioramento delle emissioni di tali impianti e un serio ed insostenibile rischio per la salute dell’uomo e per la salubrità dell’ambiente).

NO, ALL’INCENERIMENTO
NO, ALLA FILIERA DELL’INCENERIMENTO CAMUFFATO

Buon Referendum.


Luca Boccalatte per Il Grillo di Castelbuono


Allegati:

Danni nel Golfo del Messico

Canarie autosufficienti

Diretta Streaming Consiglio Comunale di Castelbuono

M5S Castelbuono su Ustream